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Riabilitazione: Un rodaggio controllato e un allenamento calcolato

Dai dati statistici emerge che in Italia solo l'8% degli infarti e meno del 50% dei soggetti con gravi problemi cardiaci si sottopone a un programma di riabilitazione, ove con questo termine si intende "l'insieme delle procedure atte a ridurre il più possibile le conseguenze fisiche, psicologiche e sociali delle malattie cardiache" (definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità).

Probabilmente questi dati sono dovuti in parte all'insufficienza di strutture specializzate, in parte alla cattiva informazione del malato che non sa di poterne usufruire gratuitamente dietro semplice richiesta medica.

In realtà la riabilitazione è fondamentale per giungere a un totale reinserimento sociale e per limitare i rischi di ricadute.
Questa branca della medicina è relativamente giovane: è nata alla fine degli anni '50 quando si scoprì che facendo muovere il paziente infartuato subito dopo il superamento dell'evento acuto, e addirittura realizzando un programma di allenamento fisico controllato, si avevano risultati migliori per il recupero di una buona funzione cardiaca, legata a un'elevata qualità della vita.
La prima fase della riabilitazione si fa in ospedale nelle ore immediatamente successive al superamento dell'infarto, per consentire al paziente di riprendere le sue funzioni vitali.

6/7 giorni dopo un intervento, può iniziare la seconda fase i cui obiettivi sono verificare le condizioni del paziente, consolidare la situazione e dargli tutte le istruzioni per condurre una vita che riduca al minimo i fattori di rischio.

Per questo motivo, contemporaneamente alla dimissione dall'Ospedale, viene in genere proposto ai pazienti di effettuare un periodo, di solito limitato a un paio di settimane, di trattamento particolare e specifico in un Centro di Riabilitazione.
È un ricovero con caratteristiche peculiari, diverse da quanto già sperimentato in Ospedale, che non vincola certo al letto come nella fase acuta; è un periodo volto a consolidare la guarigione, a garantire la ripresa globale, nonché ad acquisire una certa sicurezza psicologica che eviti le troppe autolimitazioni che causano ansia e depressione.

La riabilitazione permette, infatti, di recuperare in modo completo una forma fisica e una serenità psichica pari o superiori alle condizioni precedenti l'evento "infarto.

Sarebbe auspicabile accettare con entusiasmo, o addirittura richiedere al medico curante in Ospedale, questa possibilità, anche se in prima istanza può sembrare un altro sacrificio, un ulteriore periodo lontano dalla famiglia e dalle proprie cose, dal mondo bruscamente e drammaticamente abbandonato alcuni giorni prima. In alternativa la riabilitazione può avvenire in regime ambulatoriale, così che il paziente si reca 3 volte alla settimana presso gli ambulatori delle strutture ospedaliere per alcune ore al giorno per un periodo di 4-6 settimane; oppure si può scegliere di seguire il regime di day-hospital, in base al quale ogni giorno, per tutta la giornata e per un periodo continuo di 15 giorni, il paziente si reca presso la struttura riabilitativa ove si sottopone al programma previsto.

I risultati di questa terapia di consolidamento, sia nei confronti della cicatrice anatomica del cuore che della ferita psichica che l'IMA ha prodotto, sono tali e tanti che i benefici saranno avvertiti a lungo, forse per sempre.

Si impara a condividere e perseguire un nuovo atteggiamento nei confronti della vita e delle solite abitudini, e questo farà stare globalmente meglio l'organismo e, soprattutto, farà stare meglio il cuore.

Il fatto di trovarsi con altre persone che hanno vissuto la stessa esperienza riduce il senso di inadeguatezza che spesso il paziente vive, la presenza stessa di personale specializzato e il ritrovarsi in una struttura idonea all'intervento chirurgico risultano rassicuranti.
In effetti abbiamo già visto come il cuore sia anatomicamente e funzionalmente un muscolo, sicuramente particolare, dai compiti e dalle funzioni speciali, ma pur sempre un muscolo, e come tale cosa ci può essere di meglio che un adeguato e controllato allenamento per ridargli il vigore e la prontezza di un tempo?

La ginnastica: la cosa migliore per il cuore non è certo il riposo continuo e assoluto! Come per qualsiasi altro muscolo l'esercizio fisico, proporzionato e adeguato, è indispensabile anche al cuore.

Sotto controllo cardiologico e con l'aiuto di esperti fisioterapisti, viene proposto un programma di esercizi adatti a far recuperare il tono muscolare in generale, e quello cardiaco in particolare.

Di solito viene preparata una tabella di esercizi che, attraverso attività "aerobica", porterà il cuore del paziente a battere più velocemente e con più forza per alcuni minuti, raggiungendo quella che viene detta "frequenza allenante".

È importante conoscere questo valore allenante, che peraltro può variare da una persona all'altra in relazione a diversi fattori come l'età, la costituzione corporea, il sesso, la gravità dell'IMA subito, i giorni trascorsi dall'evento acuto. Da una parte, infatti, bisogna, comprensibilmente, evitare sforzi eccessivi, specie se concentrati nel tempo, i cosiddetti sforzi "anaerobici", che prevedono un carico di lavoro cospicuo da eseguire in breve tempo (scatti, salti, sollevamento di pesi, uso di attrezzi di potenza), ma nello stesso tempo occorre raggiungere, con carichi di lavoro modesti ma prolungati (camminare in piano, bicicletta, nuoto, ginnastica a terra, ecc.) un'impegno cardiaco moderato, sufficiente ad innalzare la frequenza cardiaca sino ai valori che vengono indicati dal cardiologo-riabilitatore, frequenza che dovrà essere mantenuta per alcuni minuti, (15-30), magari più volte al giorno, in riferimento, come detto, all'età, al danno subito, al tempo trascorso, ecc.

Come per ogni allenamento, il valore di FC allenante, può cambiare col tempo e col migliorare delle condizioni generali, quindi è necessario impegnarsi quotidianamente per ottenere il risultato desiderato, anche per evitare di rendere progressivamente inefficace il lavoro già fatto.

A titolo di esempio possiamo dire che per un cuore che batte a riposo ad una frequenza intorno a 60 bpm, può, in un primo tempo, essere sufficiente raggiungere una frequenza di 80-90 bpm.

Quanto prima si avvertiranno i vantaggi del progressivo "sentirsi meglio" tanto prima sarà possibile arrivare al limite massimo di FC allenante di 100-110 bpm, che possiamo indicare come valore medio ottimale quasi per tutti.

In generale un buon programma di attività fisica prevede ginnastica respiratoria, passeggiate in mezzo alla natura, cyclette ed esercizi in palestra.

In ogni fase, comunque, l'ideale è consigliarsi con il medico curante e seguire con attenzione le prescrizioni.

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