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Alimentazione: Peso forma per star bene

Il soprappeso è vissuto quasi esclusivamente come un problema estetico, ma, sebbene il vedersi più belli sia l’incentivo principale per mettersi a dieta, non dimentichiamo che il soprappeso è un pericolo per la salute.

Non sono pericoli di poco conto perché parliamo di malattie come l’ipertensione arteriosa, il diabete, la dislipidemia e il famigerato infarto del miocardio (IMA), il killer dell’era moderna.

Sono malattie tipiche del mondo benestante, tanto è vero che anche nei Paesi che hanno incrementato il loro stato di benessere si è verificato un aumento del soprappeso. I dati sui “fattori di rischio e la tutela della salute” divulgati dall’ISTAT mostrano differenze significative, se analizzati sulla base delle caratteristiche socio-demografiche dei soggetti. In base al sesso, ad esempio, si osservano prevalenze più elevate tra gli uomini, che risultano essere in soprappeso per il 38,2% contro il 24,3% delle donne. Per entrambi i sessi il soprappeso è inversamente proporzionale al titolo di studio posseduto e in modo particolare per le donne. Il fenomeno acquista particolare evidenza dopo i 45 anni, con valori massimi tra i 55 e i 64 anni. A sottoporsi ad una dieta risulta solo una persona su dieci. Considerevole allarme anche per la vita sedentaria, visto che un quarto della popolazione adulta (25,1%) conduce vita sedentaria e, oltre a non praticare attività fisica, svolge attività domestiche o lavorative con impegno fisico moderato (13,6%). Ma quando il soprappeso è associato ad altri fattori di rischio come la familiarità, il fumo, l’ipertensione e l’uso della pillola anticoncezionale la situazione peggiora: secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 1999, le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte per le donne di tutti i Paesi, con un tasso di mortalità lievemente superiore a quello maschile.

In Italia, i dati ISTAT mettono in evidenza che su 100 decessi femminili, 80 sono da imputare a malattie cardiovascolari e cerebrovascolari e oltretutto riguardano anche donne giovani (tra i 44 e i 59 anni).

Che cosa ha contribuito a modificare la casistica che vedeva l’IMA e l’ictus come malattie prevalentemente maschili? Le donne hanno abbracciato in tutto e per tutto le abitudini maschili: fumano e sono sottoposte a stressanti ritmi nel conciliare lavoro e famiglia. L’ipertensione, l’obesità e il diabete, malattie dovute in buona parte ad un’alimentazione sregolata, completano il quadro.

La medicina sembra impreparata a fronteggiare questa nuova realtà, perché il cuore delle donne si ammala in modo più serio e più grave di quello degli uomini. Ecco perché la prevenzione resta la migliore difesa. Dal “New England Journal of Medicine” arriva la conferma che le pazienti affette da infarto muoiono di più rispetto agli uomini, con un 16,7% contro l’11,5%. A rendere più frequente e più grave la malattia nelle donne sembra essere la concomitanza di più fattori di rischio rispetto agli uomini.

I dati dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare mostrano che in Italia molte donne in menopausa sono ipertese, hanno il colesterolo alto, sono obese, sono a rischio di diabete, svolgono poca attività fisica e fumano troppo. Rispetto al 1994 la percentuale di donne obese è triplicata, passando dal 7 al 20%.

E il cuore ne fa le spese. L’aspetto culturale complica le cose in quanto la donna si considera, per letteratura, immune dalle cardiopatie e il medico spesso sottovaluta i primi sintomi, adducendo ad uno stato ansioso i disturbi accusati dalla paziente.

Ricordiamo che il peso forma evita al cuore di sprecare energie per nutrire una vasta massa di tessuto inutile come quello adiposo. Che fare per non ingrassare? Mangiare senza eccessi e muoversi di più – basta anche solo una camminata sostenuta di 30 minuti al giorno. L’errore più diffuso è proprio quello di mangiare male, con la conseguenza di ritrovarsi, un anno dopo l’altro, a pesare di più. Inoltre, una vita troppo sedentaria costituisce il terreno fertile per consolidare l’adipe in eccesso.

Autore: Patrizia Valentina Arcuri

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