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Pericardite, non solo infarto

Siamo soliti pensare che un dolore al petto sia sempre sinonimo di coronaria e quindi di infarto. In realtà negli ultimi anni stanno notevolmente incrementando le diagnosi di un’altra entità sulla carta più “benigna”, l’infiammazione dei foglietti che circondano il cuore o pericardite.

 

Sempre un maggior numero di pazienti spesso giovani viene dimesso dal pronto soccorso con questa diagnosi oppure viene in visita dallo specialista cardiologo per un dolore al petto che è presente ma forse non così preoccupante.

 

Pericardite

Cause della pericardite

Le cause vanno da un’infezione virale, sospettata nella maggior parte dei casi e che ha avuto una notevole risonanza durante questo tempo di pandemia da COVID, fino ai tumori, all’insufficienza renale, a patologie autoimmuni, o in seguito ad interventi cardiochirurgici. Il dolore è in realtà diverso da quello dell’infarto, dura spesso per giorni e tende a cambiare con la respirazione, tossendo e a peggiorare se si è sdraiati.

 

Diagnosi e trattamento della pericardite

La diagnosi è talvolta insidiosa, soprattutto nei casi in cui non si dimostri un versamento pericardico all’ecocardiogramma. Si avvale all’inizio di dosaggi biochimici semplici (come l’emocromo con la conta dei globuli bianchi, la proteina C-reattiva e la troponina in primis) per poi proseguire in base al sospetto eziologico. L’imaging quale l’ecocardiogramma e, in casi dubbi o particolarmente complessi, la risonanza magnetica cardiaca o la TC torace è un tassello fondamentale.

 

Questa attenzione alla diagnosi è giustificata dal fatto che il trattamento farmacologico di un primo episodio dura anche 3 mesi e che, se non riconosciuta o sottotrattata, può ripresentarsi (si parla allora di pericardite ricorrente) con problemi di cronicizzazione spesso irreversibili.

 

Bendetta De ChiaraPericarditi autoimmuni

Lo European Heart Journal of Cardiovascular Imaging ha pubblicato proprio questo mese una interessante review sulla diagnosi e management delle pericarditi autoimmuni (circa il 20% di tutte le pericarditi). L’attenzione è stata posta sull’uso del multi-imaging non invasivo per il riconscimento e il follow-up e sulla probabilità di queste pericarditi, più di altre, di andare incontro a recidive.

 

Benedetta de Chiara

Cardiologia 4

22/11/2021