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Come tagliare del 40% le visite inutili dopo lo stent

Un gruppo di cardiologi lombardi della Società Italiana di Cardiologia Interventistica ha testato “sul campo” un programma diversificato in base al livello di rischio dei pazienti.

 

Per due anni sono stati monitorati 800 pazienti in due ospedali lombardi, il Cardio Center del Niguarda di Milano e il Carlo Poma di Mantova, il risultato ha consentito di elaborare un programma diversificato in base al livello di rischio dei pazienti, creando un follow up su misura per ciascuno.

 

L'indagine ha dimostrato che con la valutazione dei parametri di rischio e delle condizioni del paziente (triage cardiaco) dopo l'intervento il 39% delle viste può essere evitato, riducendo quindi liste di attesa e concentrando l'attenzione sui pazienti più a rischio.

 

Giuseppe MusumeciSpiega Giuseppe Musumeci, cardiologo interventista del Dipartimento Cardiovascolare della Ao Papa Giovanni XXIII di Bergamo e presidente della Società italiana di cardiologia interventistica (Sici-Gise): «L’aderenza alle terapie migliora con un follow up più mirato, soprattutto nei pazienti ad alto rischio in cui visite più frequenti sono un mezzo per richiamare alla necessità di prendere i farmaci correttamente – osserva Musumeci –. La nostra strategia è semplice, dovrebbe e potrebbe essere applicata ovunque, ma serve un maggior coinvolgimento di tutti: anche dei medici di medicina generale, che sono fondamentali per un monitoraggio clinico costante e per accorgersi se, per esempio, la situazione cambia e vira verso un maggior grado di pericolo».

 

15/03/2017