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Che cosa c’è dietro un paziente soddisfatto

Lo abbiamo chiesto a Massimo Torre, direttore del Dipartimento  Cardiotoracovascolare di Niguarda.

 

Nel panorama sanitario, che cosa distingue un dipartimento di eccellenza?

Una capacità di cura di eccellenza, naturalmente: senza le competenze medico-scientifiche che la rendono possibile, non si può raggiungere questo obiettivo. Una caratteristica che al Dipartimento Cardiotoracovascolare di Niguarda viene riconosciuta anche oltre i confini nazionali.

 

Ma la cura – o meglio l’intero processo che va dalla presa in carico del paziente alla diagnosi, dal trattamento ai controlli post degenza – può esprimersi a livelli di eccellenza solo in un contesto organizzativo adeguato. E lo stesso paziente se ne rende pienamente conto: a noi interessa che chi entra qui abbia la percezione di trovarsi in una struttura coesa, che si muove all’unisono.

 

La soddisfazione del paziente dipende da questo?

Tutti noi ne siamo convinti e io personalmente lo ritengo fondamentale. Un paziente soddisfatto va al di là di un paziente curato. È per questo che il sistema, la “macchina complessa” del Dipartimento Cardiotoracovascolare di Niguarda, funziona in modo omogeneo sia dal punto di vista culturale che da quello scientifico: un modo di essere che nei confronti del paziente ha una valenza enorme. E che ci sforziamo di migliorare continuamente.

 

 

 

 

Partiamo dall’aspetto organizzativo. Qual è il ruolo dell’organizzazione nello sviluppo della coesione del Dipartimento Cardiotoracovascolare?

Un’organizzazione rigorosa e collaudata consente una trasmissione quasi osmotica delle indicazioni che arrivano dalla Direzione dell’Ospedale a tutti i livelli del Dipartimento. Attraverso incontri e momenti di condivisione periodici e programmati con i nostri direttori di Struttura Complessa, e grazie alla loro capacità di informare e coinvolgere a loro volta tutti i professionisti che lavorano all’interno del Dipartimento, il personale – medico, infermieristico, operativo e di staff – è in grado di tradurre con facilità le linee di indirizzo prodotte a livello centrale in prassi quotidiane che a loro volta vengono perfezionate nel momento dell’applicazione e nel confronto con situazioni specifiche. Grazie a questo circolo virtuoso raggiungiamo performance, in termini di efficienza e di efficacia, che non è scontato trovare all’interno del sistema sanitario.

 

Quanto conta, agli effetti della coesione del Dipartimento, la sua storia?

Il Dipartimento è portatore di una storia profonda e importante, cresciuta sulla scorta di figure che hanno tracciato il destino della cardiologia moderna, facendo incontrare le linee prima parallele della cardiologia, della cardiochirurgia e della chirurgia toracica.

 

Questa eredità che ci viene dal passato, e che diviene a sua volta la spinta per progettare un futuro all’altezza dei grandi maestri della medicina cardiotoracovascolare, si traduce oggi in una sorta di imprinting che segna profondamente qualunque professionista faccia parte del Dipartimento, la sua filosofia e il suo modus operandi.

 

Coltivare questo Dna e farne il perno dell’anima unitaria del Dipartimento è compito – non scritto, ma imprescindibile – di chi è alla guida del Dipartimento stesso. Il fatto che molti dei nostri esperti siano cresciuti professionalmente al suo interno facilita questo compito, ma l’imprinting è talmente forte che anche le figure professionali che il Dipartimento chiama dall’esterno per la loro notevole capacità tecnica assorbono rapidamente la cultura che li circonda.

27/03/2023