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Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nel mondo occidentale

In Europa, nonostante si stia assistendo negli ultimi due decenni a un progressivo calo di mortalità da malattie cardiovascolari, sono oltre 4 milioni le persone che ogni anno perdono la vita, delle quali circa un milione prematuramente, cioè prima dei 75 anni.

 

 

Colpiscono indistintamente uomini e donne, soprattutto over 60, seppur con alcune differenze. Le malattie ischemiche del cuore sembrano prediligere i maschi, mentre quelle cerebrovascolari, ischemie cardiache e altre patologie del cuore, le femmine. Anche se stanno diventando sempre più determinanti fattori di rischio più strettamente legati a comportamenti e stili di vita, come fumo, abuso di alcol, scorretta alimentazione e sedentarietà.

 

Fra le malattie cardiovascolari la cardiopatia ischemica - che include l'infarto miocardico, l'angina pectoris, lo scompenso cardiaco e la morte coronarica - rappresenta oggi la principale causa di morte anche in Italia, con una mortalità che supera i 200 mila decessi l'anno (dati Istat/Iss).

 

Il malato che, invece, riesce a superare l'evento acuto, diviene quasi inevitabilmente un malato cronico, che presenta un progressivo peggioramento della funzione dei vari organi e apparati (renale, respiratorio, muscolare etc.) e della qualità della vita, con un costo, anche economico, per la società. “Quasi un quarto della spesa sanitaria nazionale è attualmente destinata ai farmaci per il sistema cardiovascolare. Una spesa che si stima possa addirittura raddoppiare nei prossimi 10 anni”, spiega Giorgio Iervasi, direttore del Cnr-Ifc.

 

Nemico insidioso, perché a volte senza sintomi, è, in particolare, la cardiopatia ischemica, una malattia multifattoriale dove familiarità, diabete, ipertensione, sovrappeso/obesità, dislipidemia, fumo di sigaretta e sedentarietà rappresentano i principali fattori di rischio e la prevenzione lo strumento più importante per combatterla.

 

“Un'erronea convinzione ha fatto comunemente ritenere fino a non molto tempo fa che la malattia cardiovascolare, in particolare, la cardiopatia ischemia, fosse una malattia tipica del sesso maschile”, afferma Iervasi. “I dati smentiscono questa affermazione. A fronte di un tasso di ospedalizzazione in Italia quasi doppio negli uomini rispetto alle donne per patologie acute Cv, la mortalità in Europa, sia in termini assoluti che percentuali è maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Infatti, mediamente in Italia ogni anno muoiono per eventi Cv acuti 96 mila uomini e 124 mila donne”.

 

Sebbene le donne mostrino un esordio clinico della malattia cardiaca ischemica con un ritardo di oltre 10 anni rispetto agli uomini, perché significativamente protette fino all'epoca della menopausa, gli eventi cui vanno incontro sono, invece, più gravi. “Inoltre, Il quadro clinico risulta talvolta meno definito, soprattutto il sintomo principale, il dolore, che appare non solo più sfumato, ma anche localizzato in sedi atipiche, determinando così ritardi sia nella diagnosi sia nel trattamento terapeutico”, continua il direttore del Cnr-Ifc.

 

 


01/01/2020