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Covid, il rischio di nuovi problemi cardiaci a un anno dalla guarigione

Anche molto dopo la guarigione da COVID-19, le persone affrontano rischi più elevati per nuovi problemi di cuore. Lo ha scoperto un grande studio Made in USA analizzando i dati di milioni di persone.

 

Longo covid rischi per il cuore

 

La più grande ricerca effettuata finora sugli effetti della COVID-19

La correlazione tra COVID-19 e cuore è risultata evidente fin dai primi mesi nei quali abbiamo cominciato a fare i conti con la pandemia. Oggi sappiamo che gli effetti della COVID-19 sul cuore possono farsi sentire anche a distanza di un anno.

 

A verificarlo è la ricerca “Long-term cardiovascular outcomes of COVID-19”, la più grande realizzata finora sugli effetti della COVID-19, effettuata negli Stati Uniti e pubblicata sulla rivista Nature Medicine lunedì 7 febbraio 2022.

 

I ricercatori del U.S. Department of Veterans Affairs hanno confrontato i tassi di nuovi problemi cardiovascolari in 153.760 individui infettati dal coronavirus prima che fossero disponibili i vaccini, 5,6 milioni di persone che non hanno preso il virus e altri 5,9 milioni di persone i cui dati sono stati raccolti prima della pandemia.

Consapevole del fatto che, nonostante la numerosità, la composizione demografica della popolazione coinvolta (a maggioranza bianca e maschile) avrebbe potuto limitare la generalizzabilità dei risultati, il gruppo di ricerca avuto cura di aggiustare con un set di strumenti statistici l’eccessiva omogeneità del campione.

Lo studio ha rilevato che per i pazienti il rischio di contrarre problemi cardiaci di varia natura resta alto anche a un anno di distanza dalla malattia grave.

 

Long COVID: quanto aumenta il rischio per il cuore

La ricerca, la più completa svolta negli Stati Uniti su milioni di casi clinici, ha confermato le ormai numerose evidenze riscontrate in questi due anni sugli effetti di lungo periodo del coronavirus sull’organismo.

Complessivamente, tra le persone che avevano contratto la COVID-19 nell’anno precedente, rispetto a chi non ne era stato colpito, i ricercatori hanno registrato un aumento del rischio di almeno 20 diverse malattie cardiache e circolatorie.

 

Una media di un anno dopo il recupero dalla fase acuta dell’infezione, i sopravvissuti COVID-19 sono risultati avere un rischio più elevato del 63% per l’attacco di cuore, del 69% per il ritmo cardiaco irregolare problematico, del 52% per l’ictus, del 72% per l’insufficienza cardiaca e un rischio quasi tre volte superiore per un coagulo di sangue potenzialmente fatale nei polmoni rispetto agli altri due gruppi.

 

E – come ha sottolineato Ziyad Al-Aly del VA St. Louis Health Care System e Washington University di St. Louis in un’intervista rilasciata all’agenzia Reuters, tra gli estensori della ricerca – i rischi elevati tra gli ex pazienti COVID-19 non hanno “fatto preferenze”: sono risultati evidenti in giovani e vecchi, bianchi e neri, maschi e femmine, fumatori e non fumatori, persone con e senza diabete, e con e senza malattie renali.

Lo stesso Al-Aly ha evidenziato anche che i rischi erano alti anche nelle persone con un COVID-19 lieve e che quindi non avevano avuto bisogno di essere ricoverate per questo.

 

Le conclusioni dello studio “Long-term cardiovascular outcomes of COVID-19”

Chiarissime, in estrema sintesi, le conclusioni del recente studio Made in USA: i dati della ricerca forniscono la prova che il rischio e l’onere a un anno della malattia cardiovascolare nei sopravvissuti alla COVID-19 acuta sono sostanziali. I percorsi di cura di coloro che sopravvivono all’episodio acuto di COVID-19 dovrebbero includere l’attenzione alla salute e alla malattia cardiovascolare.

 

Ziyad Al-Aly ha inoltre specificato che le persone che hanno affrontato la COVID-19 dovrebbero prestare attenzione alla loro salute e cercare assistenza medica se sperimentano sintomi collegabili a patologie cardiache come dolore al petto, pressione toracica, palpitazione, gonfiore alle gambe ecc.

 

Infine, il team di ricerca ha ritenuto doverosa una considerazione: “Poiché la pandemia, con tutte le sue caratteristiche dinamiche, continua a progredire, il virus continua a mutare e nuove varianti emergono, le strategie di trattamento della COVID-19 acuta e post-acuta si evolvono e la diffusione del vaccino migliora, è possibile che anche l’epidemiologia delle manifestazioni cardiovascolari nella COVID-19 cambi nel tempo”.

 

 

01/03/2022