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L'Insufficienza Mitralica Ischemica

Promosso dal Dipartimento Cardiologico “A. De Gasperis” e organizzato dalla U.O. di Cardiochirurgia, il 4 marzo u.s. ha avuto luogo al Niguarda Cà Granda, un simposio internazionale, dedicato ad una delle problematiche più complesse e affascinanti della moderna cardiochirurgia: il trattamento dell’insufficienza mitralica ischemica.
Sono stati discussi gli aspetti ancora controversi inerenti la patologia: dalla classifi cazione alla fisiopatologia, dalla storia naturale alle indicazioni operatorie fino alle diverse modalità di trattamento chirurgico.
Le problematiche sono state trattate da esperti di riconosciuta esperienza e competenza, né sono mancati contributi da parte di chirurghi stranieri molto qualifi cati ed apprezzati.

Quando in seguito ad un esteso infarto del miocardio, il ventricolo sinistro va incontro a progressiva dilatazione, si osserva di frequente la comparsa di un’insufficienza mitralica secondaria che accelera il decadimento funzionale del ventricolo stesso. L’insufficienza valvolare è legata alla distorsione della configurazione geometrica della cavità ventricolare e delle strutture che essa comprende (principalmente l’anulus valvolare e i muscoli papillari) che limita la mobilità dei lembi valvolari mitralici e ne impedisce la normale chiusura sistolica.
Quando alla disfunzione mitralica si associano segni di insufficienza ventricolare sinistra, la prognosi è molto severa: la sopravvivenza a 5 anni non raggiunge il 50%. E’ in queste circostanze che si rende necessario il trattamento chirurgico della disfunzione valvolare, sempre praticato congiuntamente alla rivascolarizzazione del miocardio mediante bypass coronarici multipli. Da molte recenti esperienze emerge che, nei pazienti operati, la presenza di una insufficienza mitralica residua, anche se di grado moderato, incide sfavorevolmente sulla prognosi.
Questa è la ragione per cui da parte di molti chirurghi, in anni recenti, è stato adottato un approccio chirurgico più aggressivo nei confronti della insuffi cienza valvolare, specialmente nei pazienti che presentano una disfunzione contrattile signifi cativa del ventricolo sinistro.
Per la correzione della disfunzione valvolare sono largamente utilizzate le procedure riparative (essenzialmente rappresentate dall’ anuloplastica), mentre molto più raramente si ricorre all’impiego della sostituzione della valvola con una protesi.
L’intervento riparativo è preferito perché assicura una migliore preservazione della funzione ventricolare.
Le procedure di anuloplastica vengono per lo più effettuate mediante l’impianto di un anello protesico (ne esistono vari modelli: completi o incompleti, rigidi o flessibili).
Una maggiore efficacia delle procedure di anuloplastica è stata acquisita ricorrendo all’impiego di anelli protesici sottodimensionati (“undersizing”) che sembrano favorire la chiusura dei lembi valvolari ipomobili.
Quando le procedure di anuloplastica risultano inefficaci (15-20% dei casi) è necessario ricorrere alla sostituzione della valvola.

Presidente onorario il Prof Alessandro Pellegrini, Direttore
il Dr Ettori Vitali e con la coordinazione scientifica del Prof. Pino Fundarò, l’evento si è svolto con i patrocini dell’ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi
Ospedalieri) e della Società Italiana di Cardiochirurgia.

Autore: Prof. Pino Fundarò