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Donazioni e trapianti: come funzionano

Per capire meglio come viene gestito in Italia il processo che porta dalla dichiarazione della volontà di donazione al trapianto di organi, La voce del cuore ha intervistato Massimo Cardillo, direttore generale del Centro Nazionale Trapianti.


Siamo un Paese di donatori?

Nel nostro Paese, un registro delle dichiarazioni di volontà sulla donazione di organi e tessuti dopo la morte esiste grazie a una legge del 1999, la stessa che ha istituito il Centro Nazionale Trapianti. Sia il Centro sia il Sistema Informativo Trapianti (SIT) che gestisce il registro sono di fatto operativi dal 2000: rispetto a quegli anni, tanto le donazioni potenziali quanto quelle reali sono praticamente triplicate. Per raggiungere il livello ottimale di donazioni rispetto alle liste d’attesa di organi e tessuti abbiamo ancora parecchia strada da fare, ma l’Italia è comunque arrivata a livelli allineati a quelli dei principali Paesi europei.


Qual è la differenza tra donazioni potenziali e donazioni reali?

La donazione di organi poggia sostanzialmente su due pilastri. Il primo è quello organizzativo, rappresentato dalla capacità dell’ospedale di identificare il potenziale donatore e di mettere in atto tutte le azioni per valutare l’idoneità e la sicurezza degli organi destinabili al trapianto, il secondo è quello del consenso dei cittadini, espresso in vita, oppure dei familiari del potenziale donatore, dopo la sua morte.


La donazione potenziale, quindi, coincide con la segnalazione al CNT di un soggetto deceduto, del quale devono essere valutate le condizioni cliniche in rapporto alla possibilità di utilizzo dei vari organi, mentre la donazione reale si realizza quando gli organi sono effettivamente idonei per essere prelevati e trapiantati e quando vi è il consenso dell’avente diritto o dei suoi familiari.


Da un lato, quindi, è importante la sensibilizzazione dei cittadini; dall’altro, il continuo sviluppo quantitativo e qualitativo della rete [la Rete Nazionale Trapianti, ndr] e delle strutture che ne fanno parte.


Chi è propenso alla dichiarazione di consenso?

Io credo che la propensione al consenso e la sua espressione siano principalmente una questione di fiducia verso il sistema che gestisce donazioni e trapianti. Esprime una volontà positiva chi conosce il sistema e quindi si fida. Chi è consapevole e certo del fatto che il prelievo di un organo avviene solo quando la morte è già stata definita e accertata. Chi sa ed è confidente del fatto che gli organi donati vengono utilizzati per i pazienti che ne hanno più bisogno, secondo criteri chiari, definiti e trasparenti.


Chi è consapevole e convinto del fatto che in Italia il trapianto fa parte del sistema sanitario pubblico, e quindi è una terapia che viene garantita a tutti i cittadini indipendentemente, ad esempio, da fattori economici. È quanto effettivamente accade, ma non tutti sono in possesso di queste informazioni.


Per questo la verifica della quantità e della qualità dei trapianti da parte del CNT deve essere un obiettivo prioritario, così come la disseminazione di queste informazioni non soltanto agli attori della rete trapiantologica, ma a tutti i cittadini: rafforzare la Rete Nazionale Trapianti e sostenere la corretta informazione sui temi della donazione e del trapianto sono capisaldi della nostra mission.


Come avviene il dialogo tra CNT e cittadini?

Per i nostri obiettivi, l’informazione e la comunicazione sono fondamentali. Una campagna informativa permanente, “Diamo il meglio di noi”, aiuta a conoscere tutte le modalità alle quali il cittadino può ricorrere per dichiarare la propria volontà rispetto alla donazione, e fornisce tutte le informazioni necessarie per compiere questa scelta consapevolmente. A questa si affianca un insieme di altri interventi, dalla giornata nazionale della donazione alle azioni di sensibilizzazione attraverso i social, dalle campagne nazionali alle iniziative sul territorio. E ogni anno diamo conto dei risultati quali-quantitativi del monitoraggio della Rete Nazionale Trapianti attraverso un report disponibile in rete e diffuso attraverso i media.

 

Rete nazionale trapianti


C’è stato un “effetto Covid” sulle donazioni e quindi sui trapianti?

Purtroppo sì, il Covid ha avuto un forte impatto sia in termini di segnalazioni di potenziali donatori sia come numero di trapianti eseguiti. Questo era abbastanza prevedibile, data la pressione che la gestione della pandemia ha esercitato sulle Terapie Intensive dei nostri ospedali. Anche se, va detto,
in Italia l’impatto è stato inferiore rispetto a quello registrato in altri Paesi sia europei, come Spagna e Francia, che extraeuropei, come ad esempio gli Stati Uniti.


In questi giorni stiamo vivendo nel nostro Paese una nuova crescita del numero di contagi, ed è certo che questo comporterà ancora un grande impegno per tutto il Sistema Sanitario; l’auspicio è che le misure intraprese nella scorsa primavera possano consentire una migliore gestione della pandemia, ed una minimizzazione dell’impatto sul programma di donazione e trapianto, livello essenziale di assistenza per tanti pazienti in lista d’attesa.

 



Autore: Massimo Cardillo