5x1000

La chirurgia delle lesioni carotidee

La malattia arteriosclerotica colpisce più o meno tutte le arterie del corpo umano, provocando restringimenti o occlusioni che determinano alterazioni della circolazione sanguigna.

Le arterie carotidi sono responsabili dell'afflusso di sangue al cervello, quindi è intuitivo comprenderne l'importanza in quanto garantiscono il nutrimento, l'ossigenazione e in buon funzionamento di un organo così fondamentale.

Se queste arterie vengono danneggiate dall'arteriosclerosi si possono verificare incidenti neurologici, fino ad arrivare alla paralisi o addirittura al decesso.

Le cause che provocano la malattia sono il fumo, lo stress, l'alimentazione scorretta, il diabete, l'ipertensione.
Come accorgersi che qualcosa non va a livello carotideo?

Spesso non vi sono segni premonitori ma in questi casi un medico coscienzioso, durante una visita, se il paziente presenta altri sintomi che, a suo giudizio, possono far pensare a un interessamento delle carotidi, ascolterà con il fonendoscopio il collo del paziente nella ricerca di un soffio che indica il più delle volte un ostacolo circolatorio.

Vi sono poi dei segnali che il paziente stesso può individuare e riferire: i più comuni sono una momentanea perdita di coscienza, seguita da pronto recupero, una paralisi transitoria di un braccio, mano, gamba, un'improvvisa difficoltà a parlare, uno sdoppiamento della vista o cecità momentanee.

Questi episodi vengono chiamati T.I.A. (attacchi ischemici transitori) e stanno ad indicare che dalle carotidi malate si staccano piccoli frammenti o trombi che arrivano al cervello provocando danni modesti, e fortunatamente recuperabili.
Ma, e questo è l'importante, essi costituiscono un campanello d'allarme che deve spingere il malato a sottoporsi subito ad accertamenti. Infatti le probabilità che nel giro di qualche tempo possa verificarsi un ictus cerebrale sono molto elevate.

Cosa fare allora? Occorre consultare il medico che prescriverà un ecodoppler delle carotidi. Questo esame, mediante ultrasuoni, permette di vedere come sono le carotidi al loro interno evidenziando accumuli di colesterolo che provocano restringimenti. Se questi restringimenti superano il 60 - 70% del calibro del vaso occorre intervenire. Prima di procedere all'intervento spesso è utile confermare la diagnosi con un'arteriografia e con una TAC cerebrale.

Nel nostro reparto l'intervento viene eseguito in anestesia locale e questo perché è fondamentale per il chirurgo sapere se il paziente sopporta le manovre che si stanno effettuando. In caso contrario si mettono in atto misure di protezione cerebrale per garantire la buona riuscita. Per sapere in ogni momento se tutto va bene, (e la cosa può sembrare buffa) si chiede al paziente ogni tanto di stringere nella mano una paperetta di gomma con un fischietto come quelle che si danno ai bimbi. Se la paperetta suona il paziente sta bene e l'operazione può proseguire.

L'intervento consiste nell'apertura e ripulitura della carotide, mediante asportazione delle "incrostazioni". Se tutto va bene dopo 2 - 3 giorni il paziente può tornare a casa. Come tutti gli interventi chirurgici anche questa operazione ha un minimo di rischio che si aggira attorno all'1 - 2% dei casi. Tuttavia il pericolo di lasciare le cose come stanno senza intervenire è molto maggiore.

Recentemente nel mondo si sta sperimentando un nuovo metodo per trattare questa malattia. Esso consiste nel dilatare il restringimento della carotide gonfiando un palloncino infilato nell'arteria e nello stesso tempo applicando una gabbietta metallica (stent) che aiuta a tenere l'arteria aperta. Il vantaggio di questa procedura è che si evita l'intervento chirurgico, ma al momento i risultati sono meno brillanti rispetto alla chirurgia tradizionale nel senso che si assiste a un maggior numero di complicazioni neurologiche.

Pertanto essa viene riservata a pazienti che non sono in condizione di sopportare un operazione.

È possibile che in futuro, con sistemi più raffinati e perfezionati, si possa ricorrere con meno frequenza al bisturi.

Autore: Maurizio Puttini