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Congresso della SIEC sulla cardiotossicità

Il giorno 17 febbraio 2017 la SIEC (Società Italiana di Ecocardiografia Cardiovascolare) ha dedicato allo studio e messa a punto la “cardiotossicità”.

 

            E’ questa una nuova branca della medicina, ancora non ben conosciuta, malgrado la sua estesa espansione e la previsione che in un tempo non lontano, si allarghi sempre di più, e si ritiene debba essere portata alla conoscenza non solo del medico curante, ma anche dello stesso paziente proprio perché possa premunirsi opportunamente per evitare di andare incontro a malattie cardiovascolari che non di rado interessano molti oncopatici trattati (uno su tre).

 

            Sono stati chiamati molti cultori cardiaci che si interessano di questo problema da più parti d’Italia per avere da loro, sotto la direzione del Prof. Antonio Pezzano, definizioni e precisazioni sulla “cardiotossicità” della quale ormai da anni il Gruppo dei Colleghi dello IEO di Milano si sta interessando con impegno scientifico e professionale con risultati soddisfacenti.

 

            Il Congresso ha avuto un notevole successo scientifico. Infatti si è definita la “cardiotossicità” riferita ad alterazioni patologiche della funzione ventricolare sinistra valutata con la frazione di eiezione in pazienti trattati con terapie antitumorali. Sono state definite le fasi di insorgenza della malattia e indicato in quali di quelle fasi la terapia non è più efficace. Si è parlato della prevenzione della “cardiotossicità” e delle strategie diagnostiche e terapeutiche per ridurne il rischio. Anche se, in base ai risultati della Dott.ssa Cardinale dello IEO, la chemioterapia con antracicline non sempre dà “cardiotossicità irrevesibile”, dalla letteratura abbiamo notizie che anche dalle terapie biologiche mirate, attualmente in uso, possono venire danni che, oltre ad interessare i vasi, possono ledere anche il miocardio.

 

            E’ stato da più parti sottolineata la necessità di seguire, anche con i biomarcatori cardiaci oltreché con le altre tecniche disponibili, la presenza di cardiotossicità per intervenire precocemente, con i provvedimenti che sono ormai alla conoscenza di chi si interessa di questa cardiopatia. Poiché può succedere che l’oncopatico trattato possa ammalarsi di cardiopatia che può prendere la scena clinica e portare a morte il paziente, il cardiologo e l’oncologo hanno accentuato la loro attenzione per bloccare e vincere, se è possibile, la cardiotossicità appena si presenta e la si individua.

 

            Dalle relazioni ascoltate abbiamo avuto la conoscenza che ormai nel nostro Paese questo problema è giustamente conosciuto e che ormai di questa malattia si parlerà, dove necessario, proprio per farla rendere diffusa al meglio e al meglio assistere il paziente con tumore trattato con terapie antitumorali. Abbiamo sentito riferire, con nostro grande piacere, che già vi sono delle Regioni come il Piemonte, per esempio dove già è funzionante una rete oncologica.

 

            E’ programma della SIEC estendere in più regioni italiane queste reti per evitare, come è stato da qualche parte lamentato, che il paziente oncopatico venga abbandonato a se stesso senza che nessuno se ne curi e gli dia l’assistenza necessaria.

 

            Noi pensiamo di avere apportato, con molta modestia, un nostro piccolo contributo non solo a far conoscere la cardiotossicità, ma soprattutto a far sì che l’oncopatico trattato sia seguito e monitorato secondo gli schemi che abbiamo a nostra disposizione e le novità che in questo campo vengono via via appurate ed individuate.

 

 

Prof. Antonio Pezzano

Primario Emerito

Cardiologia “De Gasperis” Niguarda Ca’ Granda

 

15/04/2017