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Temi e innovazioni del Convegno di Cardiologia 2016

Il Convegno, promosso e organizzato dal Dipartimento Cardiotoracovascolare A. De Gasperis di Niguarda in collaborazione con la Fondazione De Gasperis, consente ogni anno di render note agli addetti ai lavori, le esperienze di lavoro maturate nell’area cardiologia e cardiochirurgia, i miglioramenti raggiunti nelle terapie mediche e chirurgiche e nella diagnosi della malattia cardiovascolare, nonché i risultati scientifici ottenuti.

 

Il Convegno di quest’anno è stato particolarmente sentito perché ha raggiunto il 50° anno di attività tutti vissuti con grande energia e voglia di crescere.

 

 

Nell'editoriale della Voce del Cuore abbiamo voluto dar voce alla protagonista del congresso, la dott.ssa Maria Frigerio che è stata il cuore e l’anima di questa 50° Edizione.

 


D. Dott.ssa Frigerio quali sono state le novità dell’edizione di quest’anno che ha festeggiato la 50a edizione?

 

“Questa edizione si è caratterizzata per una forte presenza degli anestesisti-rianimatori, la cui competenza nella gestione del paziente critico è di straordinaria utilità in diversi campi della cardiologia contemporanea (dalla valutazione multidisciplinare dei pazienti con valvulopatia aortica, in vista della sostituzione chirurgica o transcatetere; al trattamento intensivo dei pazienti con grave scompenso; all'assistenza durante procedure interventistiche sofisticate in sala di emodinamica o di elettrofisiologia...).


Infine, quest'anno abbiamo mantenuto, grazie all'impegno della Fondazione De Gasperis, la pubblicazione sul sito delle diapositive e della registrazione delle presentazioni, come facciamo da qualche anno, ma in più i congressisti hanno ricevuto un libro "da collezione", con 50 conferenze tratte da ciascuno degli anni di vita di questo convegno, attraverso il quale si leggono la storia e l'evoluzione della cardiologia e della cardiochirurgia in Italia, che il nostro Centro ha contribuito a tracciare e scrivere nel corso degli anni.”

 


D. E quali sono i principali temi e le innovazioni che sono stati trattati?


“Gli aspetti più originali hanno riguardato in primo luogo l'approccio aggressivo all'arresto cardiaco e allo shock cardiogeno. La cardiologia è nata davvero come disciplina autonoma quando, con l'apertura delle Unità di Cura Coronariche, l'impiego della monitoraggio ECG e l'istruzione di tutto il personale alla rianimazione cardiopolmomare e alla defibrillazione precoce hanno drasticamente ridotto la mortalità dovuta ad arresto cardiaco intraospedaliero, e il rapido riconoscimento e trattamento dello scompenso e shock hanno dato un ulteriore contributo. Una seconda rivoluzione è stata quella del riconoscimento dell'importanza di riaprire precocemente l'occlusione acuta delle coronarie che è alla base della maggior parte dei casi di infarto acuto: è stato lo studio GISSI, ideato da Fausto Rovelli e condotto sotto la guida del Centro De Gasperis e dell'Istituto Mario Negri, a dare negli anni '80 la prima dimostrazione di questo paradigma, mostrando una riduzione significativa della mortalità ospedaliera e a distanza quando ai pazienti con infarto acuto veniva somministrato per via endovenosa un farmaco -la streptokinasi- ad azione trombolitica.


Lo stesso risultato oggi viene ottenuto in modo più efficace e sicuro con l'angioplastica e l'impianto di STENT. Tuttavia le cure ospedaliere poco o nulla possono fare per quella quota di pazienti che va incontro ad arresto cardiaco fuori dall'ospedale, o che, per mancato riconoscimento dei primi sintomi o per esordio drammatico della malattia, sviluppano una gravissima insufficienza di circolo - lo shock - prima ancora di raggiungere il Pronto Soccorso. Ecco dunque affacciarsi la terza rivoluzione, che consiste nel portare le cure avanzate là dove si verifica il problema (sulla strada, nel pronto soccorso anche dei piccoli ospedali non dotati di cardiochirurgia...), con l'impiego di strumenti che migliorano le probabilità di riuscita della rianimazione cardiopolmonare nei casi di arresto refrattario (cioè che non si risolve con le prime manovre, incluso la defibrillazione) e con l'impianto di sistemi temporanei di supporto al circolo, a cura di équipes itineranti messe a disposizione dai Centri di terzo livello.
Questo approccio rappresenta una ulteriore evoluzione del concetto di "rete" per la cura dell'infarto, ampiamente diffuso a livello nazionale dall'implementazione delle centrali di soccorso (il "118").

 

Un secondo tema innovativo è quello del rapporto tra cancro e cardiopatie, i "big killers" dell'era contemporanea: uno studio condotto in Regione Lombardia, che vede la Cardiologia 4 del nostro Dipartimento tra i principali collaboratori, sta mostrando dati di grande interesse in merito alla potenziale cardiotossicità di alcuni dei nuovi trattamenti oncologici, e alla migliore capacità di controllo di quella, nota da tempo, di alcune classi tradizionali di farmaci anticancro.”

 


D. Ci sono novità per la cura dello scompenso cardiaco?


“Aspettiamo la "prova su strada" di un farmaco assai promettente (sacubitril-valsartan, Novartis) già approvato dall'EMA, l'agenzia europea per i medicinali, per il quale è in corso nel nostro paese la contrattazione del prezzo e la definizione delle modalità di prescrizione e controllo. Su questo tema, durante il convegno ho avuto il piacere di intervistare il prof. Gianfranco Sinagra, direttore del Dipartimento Cardiologico di Trieste, con il quale abbiamo considerato le migliori strategie per implementare questo trattamento, che si rivolge a pazienti con insufficienza cardiaca cronica stabile, relativamente ai quali la motivazione tanto dei cardiologi come dei pazienti stessi a modificare le cure può essere limitata. Parlando invece di scompenso grave (definito anche avanzato/refrattario), il trapianto e i sistemi meccanici di assistenza ventricolare di lungo periodo (impropriamente ma comunemente detti "cuori artificiali") restano ancora le risorse terapeutiche per una minoranza dei pazienti affetti.


Durante il convegno, in un simposio moderato dal direttore del Centro Nazionale Trapianti, dr. Alessandro Nanni Costa, e dal presidente dell'Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), dr. Andrea Di Lenarda, si è sottolineata la necessità che l'intera comunità cardiologica italiana si impegni per promuovere la cultura della donazione e per trattare e valutare al meglio i potenziali donatori di cuore, allo scopo di ridurre il drammatico gap tra fabbisogno e disponibilità del trapianto di cuore, mentre il dr. Claudio Russo, direttore della nostra cardiochirurgia, ha tracciato le potenzialità e i limiti contemporanei della terapia con devices meccanici, la cui indiscussa efficacia emodinamica è però accompagnata dal rischio tuttora persistente di diverse complicanze di natura infettiva, emorragica, o neurologica, che ne limitano il successo nel lungo termine.”

 


D. In conclusione, se posso farle una domanda pe rsona le , che cosa l'ha emozionata di più in questo cinquantesimo Convegno?


“Non è facile rispondere, perché devo dire che in questi anni nei quali ho avuto l'onore di coordinare questo Convegno, ogni volta, all'apertura, quando mi sono trovata davanti la sala da 1000 posti tutta piena, ho provato una certa emozione. Ed è bello quando i relatori che abbiamo invitato vengono a raccontarci di essersi a loro volta emozionati... Poi quest'anno le emozioni sono cominciate prima ancora del Convegno, quando, avendo deciso di pubblicare quello che tra me e me chiamo "Il li bro dei libri", mi sono messa a sfogliare uno per uno i volumi degli atti, a partire dal 1967... e ho trovato anticipazioni inaspettate (si pensi ad esempio che le prime tracce di quella metodica diagnostica ora irrinunciabile come l'ecocardiografia, ancora molto rudimentale quando mi sono specializzata nel 1982, si trovano nel volume degli atti del 1969), ho ritrovato le parole e le voci di colleghi che ci hanno lasciato e che molto mi hanno insegnato, ho riletto conferenze eccellenti di cui avevo conservato e altre di cui avevo perduto il ricordo.


Poi a fine luglio abbiamo lanciato una campagna di finanziamento diffuso per la pubblicazione del libro, perché questa non intaccasse il bilancio del Convegno, i cui ricavi sono destinati alle attività della  Fondazione De Gasperis. Ebbene, ringrazio tutti quelli che hanno contribuito, ma devo dire che mi hanno emozionato soprattutto i contributi di due persone: il primo, sorprendentemente generoso, da parte di una paziente che mi è molto cara; e il secondo, quantitativamente molto più modesto ma non meno  significativo, da parte di una collega molto giovane e molto brillante, che non ha mai lavorato al De Gasperis e neppure a Milano...

 

Passando invece ai giorni del Convegno, certamente è stata una grande emozione avere il nostro maestro e fondatore, Fausto Rovelli, presente in prima fila all'apertura, e potergli consegnare, a nome di tutti i colleghi del Centro De Gasperis, una targa-ricordo.


E dopo tutte queste emozioni che forse hanno a che fare con il passato, voglio raccontarne una che ha a che fare con il presente e con il futuro: nel corso della serata sociale di lunedì 26 settembre è stato proiettato un video, allestito a cura della Victory Project, l'agenzia che cura gli aspetti organizzativi del Convegno, che ne ricostruisce la storia anche attraverso una serie di interviste a colleghi ora in pensione o attivi presso altre istituzioni. Durante la proiezione, mi ha emozionato sentire i commenti di diversi giovani colleghi del Centro De Gasperis, che per la prima volta venivano a conoscenza di questa storia e sentivano parlare queste persone: tutti questi giovani erano felici e direi fieri di appartenere e poter contribuire a continuare questa storia - e questa ê la garanzia del fatto che continuerà.”

 

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20/11/2016