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Cardiopatie congenite in età adulta

Come risultato del successo della cardiologia e della cardiochirurgia pediatrica negli ultimi trenta anni, un numero sempre maggiore di bambini con cardiopatie congenite sono diventati e diventano adulti. Cinquant’anni fa, prima dell’avvento della cardiochirurgia, solo il 20 % dei cardiopatici congeniti sopravvivevano all’età pediatrica, diventando adulti. Adesso le percentuali si sono invertite. Questa nuova popolazione di pazienti con cardiopatie congenite non corrisponde perfettamente al tipo di organizzazione ospedaliera che distingue la cardiologia pediatrica da quella degli adulti, dato che non sempre i cardiologi che si occupano di pazienti adulti hanno una formazione specifica sulle cardiopatie congenite, e, viceversa, i cardiologi pediatri hanno poca attinenza con problemi di gestione del paziente adulto. Anche i problemi logistici di ricovero e trattamento di questi pazienti non sono marginali, perché è difficile avere in uno stesso reparto commistione tra pazienti neonati, adolescenti e adulti. In alcuni paesi il problema è stato risolto creando dei centri specializzati, in altri, come il nostro, solo alcuni ospedali riassumono tutte le caratteristiche adatte a trattare questa tipologia di pazienti, integrando i servizi di cardiologia pediatrica e dell’adulto, con un approccio multi-disciplinare con tutte le figure professionali coinvolgibili nelle cure di adolescenti ed adulti con cardiopatie congenite, sia in storia naturale (cioè mai operati) che in storia chirurgica (cioè con difetti residui o problemi da affrontare ancora chirurgicamente). Non esistono molti dati per calcolare esattamente il numero di questi pazienti, e quindi il fabbisogno reale di cura, ma chi si è occupato di questo problema, stima che, per esempio in Olanda, ci siano attualmente circa 20.000 pazienti adulti con cardiopatie congenite con una potenzialità di trattamento di 8000 pazienti, e che in Inghilterra, annualmente il numero di questi pazienti aumenti di circa 1600 unità/anno, mentre la disponibilità di ricovero e cura è di soli 800 pazienti anno. L’incremento annuo è ovviamente legato al tipo di cardiopatia congenita ed al tipo di correzione chirurgica. Da queste considerazioni è nata l’esigenza di centri specializzati, in cui ricoverare, studiare e trattare questi pazienti.
Il nostro dipartimento, nasce negli anni cinquanta con una spiccata vocazione per la cardiochirurgia pediatrica. Primo in Italia e tra i primi in Europa, Il Prof Donatelli, insieme al Prof De Gasperis in quegli anni operava e correggeva decine di piccoli pazienti con cardiopatia congenita, anche di tipo molto complesso. Da allora circa 5000 pazienti sono stati operati nel nostro ospedale, dato che la tradizione chirurgica, raccolta successivamente dal Prof Pellegrini è continuata fino ad oggi. Attualmente nel servizio di Cardiologia e Cardiochirurgia Pediatrica, circa 190 interventi all’anno sono effettuati per curare cardiopatie congenite. Una tale tradizione ha prodotto due effetti. Primo ha aumentato l’esperienza e la qualità delle cure offerte al paziente con cardiopatie congenite e secondo un gran numero di pazienti operati da piccoli sono diventati adulti e gravitano attorno ai vari servizi dell’ospedale e sono regolarmente seguiti dai cardiologi ambulatorialmente. Anche se non esiste formalmente un dipartimento per la cura del cardiopatico congenito in età adulta, l’atteggiamento integrato multidisciplinare è evidente e permette di trattare un gran numero di pazienti, tanto che negli ultimi cinque anni sono stati operati circa 200 pazienti con cardiopatia congenita la cui età era maggiore di 18 anni, a fronte di 130 neonati, con un rapporto percentuale sopra il 15% sul totale degli interventi effettuati.
Da non dimenticare infine che nel nostro dipartimento è attivo un servizio che si occupa di cardiopatie non suscettibili di ulteriori trattamenti medico-chirurgici convenzionali, ma trattabili solo con trapianto cardiaco. Un numero sempre crescente di pazienti con cardiopatie congenite, spesso operati più volte, che hanno esaurito ogni possibilità di recupero, riconoscono nel trapianto cardiaco l’unica possibilità terapeutica percorribile.

Autore: Dottor Francesco Santoro